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Sulle tracce di Renzo
Sulle tracce di Renzo … Nei promessi sposi si narra che Renzo dopo l’assalto al forno delle grucce, al quale lui non prese parte, fu costretto a lasciare Milano, uscì dalla porta orientale e si diresse verso Gorgonzola. Alcuni storici immaginando la porta orientale fra Corso di Porta Vittoria e Piazza cinque giornate, ipotizzano che Renzo passò per alcuni luoghi rimasti celebri anche ai giorni nostri.
Prima del ponte sul Lambro che da nome al quartiere all’estrema periferia orientale di Milano accanto ad una delle ultime cascine situate sul territorio milanese, che non molti anni fa ospitava ancora le mucche è ancora aperto fin dal 1284 l’antico ristorante Bagutto facile immaginare che sia stata una meta di conforti per per i viandanti e carrettieri che transitavano sul ponte che consentiva l’accesso a Milano. Non essendoci l’aeroporto di Linate, dopo aver attraversato il ponte, si ipotizza che Renzo sia passato per il bosco del Carengione, una splendida oasi naturale, con alberi secolari e corsi d’acqua rimasta ancor oggi incontaminata da cemento e asfalto. Nella piccola località dalla quale si accede all’oasi c’è un piccolo vicolo dedicato a Renzo e Lucia.
Poco più a est c’è il castello di Longhignana edificato con scopi difensivi ma che dal secolo scorso è stato trasformato nella Trattoria dei Cacciatori abituale meta domenicale per il Dottor Vernier, che la preferiva ai ristoranti vicino a casa sua a Milano / Città Studi. In seguito, quel ristorante fu molto apprezzato anche da molti colleghi e consulenti che lo visitarono. In una cena riconoscemmo un attore famoso in compagnia di una bellissima diva. La loro presenza era dovuta alle riprese di una scena di un film. Poco distante, fuori dal percorso di Renzo c’è il Castello Borromeo l’unico in Lombardia con le torri tondeggianti, ancora oggi piacevolmente corredato di fossato che ospita pesci e tartarughe. I due illustri cugini San Carlo e Federico Borromeo amavano soggiornarvi in cerca di quella quiete caratteristica delle periferie. Federico ebbe il merito di avviare alla conversione l’Innominato che dal racconto manzoniano appare persino più infido di Don Rodrigo. Quegli illustri personaggi si servivano di bande formate da sgherri che non avevano niente da invidiare agli appartenenti alle odierne organizzazioni criminali. A capo dei Bravi, di cui si serviva di Don Rodrigo c’era il Griso mentre i Bravi dell’Innominato erano comandati dal Nibbio. I nomi dei due capi sono quelli giusti per descrivere un soggetto poco trasparente, e un individuo rapace.
All’oasi del Carengione, una lapide riporta una terribile scritta: “Mamma e papà chiedono giustizia per Julia qui barbaramente uccisa dalle stesse mani che credeva amiche 26 marzo del 1976 ore 18,30”.
Julia era una ragazza di sedici anni appartenente ad una famiglia nobile che s’innamorò di un giovane distinto e lo presentò ai genitori. Nessuno si accorse che si trattava di un rapace Nibbio che insieme ad un Griso la uccisero pensando di inscenare un rapimento e chiedere un riscatto alla famiglia.
Dalla parte opposta dell’oasi anziché un’immagine di morte ce n’è una di vita.
La scritta “O passegger, chiunque tu sia fermati e recita un’Ave Maria”, stimola i passanti ad apprezzare la bellezza della vita, riflettendo magari sul “Cantico delle creature “ quando ci ricorda che aria e acqua pura sono fonte di vita per le creature.
Appresi con immenso piacere il racconto di un amico più anziano di me di qualche decina d’anni. Mi disse che quando era bambino e accompagnava suo padre nei campi, quando avevano sete suo padre piantava un picchetto nel terreno e subito sgorgava uno zampillo d’acqua fresca per dissetarsi.
Dall’epoca di Renzo e Lucia sono passati quattrocento anni, il mondo è cambiato moltissimo, sono aumentati i consumi c’è miglior tecnologia ma l’animo delle persone è sempre lo stesso. Ci sono ancora i Bravi che preferiscono il crimine alla legalità, gli Azzecca Garbugli che utilizzano le loro capacità pensando soltanto ai capponi da addentare, le Monache di Monza che vivono una vita che non è la loro e i Don Abbondio, timorosi di affrontare le situazioni complicate. Fortunatamente ci sono anche i Padre Cristoforo, i Federico Borromeo e tanti promessi sposi con il cuore pieno d’amore vero, persone semplici; oneste, operose nel lavoro e decisi ad affrontare come meglio possono le difficoltà che la vita ci può mettere davanti.
di Moreno Mancini per Ecomuseo della Vettabbia e dei Fontanili