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Il Re del lago e Luce
Per anni ogni mattina ho fatto il giro del “laghetto” come momento di riconciliazione con il mondo prima di iniziare le mie lunghe giornate davanti al PC.
Ora lo ritrovo dopo quasi due anni di assenza, intervallati da sporadiche toccate e fuga.
Ogni volta che torno lui è uguale e diverso, ogni alba e ogni tramonto regalano colori e atmosfere uniche, d’inverno la nebbia galleggia nel silenzio del mattino, in primavera il polline imbianca il sentiero e in estate è ricco di suoni, colori, sorprese.
Ricco delle tante specie che lo abitano, un habitat in gran parte frutto dell’azione umana, sì, delle tante persone che hanno rilasciato conigli, tartarughe, pappagalli in principio destinati a “ornamento” per le loro case.
Papere, gallinelle d’acqua e oche sono i padroni di casa, ma anche di pesci-gatto giganteschi che ogni tanto fanno scorpacciate di pulcini alle prime armi.
Mi hanno spiegato che gli abitanti del laghetto non minacciano le specie autoctone del territorio perché il bacino è un ambiente “chiuso”, si tratta di una cava di acqua sorgiva senza affluenti. Un microcosmo sufficiente a sé stesso… ma anche un beneficio per lo spirito di chi lo può frequentare, camminando lentamente, ascoltando i suoi suoni e ammirando i suoi colori.
Un abitante ad honorem che merita certamente una menzione è Luce, che sfida pregiudizi e qualche regoletta per prendersi cura di tutta la fauna, proprio tutta, senza distinzione. Ogni mattina con il suo carrello per la spesa porta insalata, mais, e altre prelibatezze; pulisce i rifugi, sostituisce l’acqua degli abbeveratoi che lei stessa ha comprato, mantiene l’ordine e il decoro, chiacchera e saluta i passanti.
Quello che fa, lo fa solo per amore dei “suoi bambini” e la gratuità del suo agire dovrebbe ispirare tutti noi.
Il Re del Lago è un’oca gigante di circa vent’anni, che da tempo ha trovato dimora qui, ha un’ala spezzata, che è il segno di una vita di avventure e duelli all’ultimo sangue; nessuno, tranne Luce, può avvicinarlo. Lui si appropinqua con aria austera e collo eretto, chiede con gentilezza che gli venga concesso il cibo e, se non sazio, pretende il bis. Lucy capisce perfettamente il suo linguaggio e capisce il linguaggio di ogni altro abitante di questo piccolo regno.
Fermarsi a parlare con lei è un’esperienza che riempie il cuore e dà fiducia nell’umanità più autentica.
Autore: Deborah Esposito – Racconti di Ospitalità per Ecomuseo della Vettabbia e dei Fontanili
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