Cavo Redefossi
Un Percorso Tra Storia e Trasformazione Urbana
Il Cavo Redefossi, un elemento intrinseco nella storia idraulica di Milano, ha affrontato molte trasformazioni nel corso dei secoli, affondando le sue radici nella necessità di gestire le inondazioni del fiume Seveso. Le frequenti alluvioni a Porta Romana e Porta Vittoria nel XVIII secolo spinsero il governo austriaco di Milano a intervenire, dando vita, tra il 1783 e il 1786, al Cavo Redefossi, noto anche come Re de’ fossi, un canale progettato come scolmatore. Il curioso nome potrebbe derivare da “retrofossum”, indicante un fossato retrostante le mura di difesa.
Il punto di nascita del Redefossi è situato all’incrocio con viale Monte Grappa e via Melchiorre Gioia, nascondendosi sotto il manto stradale. Il canale raccoglie le acque della Martesana e del Seveso mentre serpeggia sotto Milano, passando da Porta Venezia, viale Piave, Porta Romana, Corvetto, e seguendo la SS9 via Emilia. La sua corsa interrata continua attraverso San Donato Milanese e San Giuliano Milanese, prima di sfociare nel Lambro a Melegnano.
Già alla fine dell’Ottocento, il Redefossi era descritto come una “putrida roggia” che inquinava i quartieri di Porta Venezia e Porta Principe Umberto. L’opportunità di coprire il canale si presentò con l’Esposizione Universale del 1906. I lavori, complessi e affascinanti, iniziarono nell’ottobre 1905, coinvolgendo la ditta Odorico & C. Furono costruiti muri di sostegno, si abbassò il letto del canale, e l’acqua fu rimossa durante i lavori.
Entro marzo 1906, la copertura del Redefossi era completata, con 10mila metri quadri di cemento al costo di 300mila lire. Sulla sua sommità, furono eretti in fretta alberghi provvisori progettati dall’ingegnere Enrico Ranza. La copertura del Redefossi contribuì a risolvere il problema delle esalazioni maleodoranti, ma la storia del canale non si fermò qui.
Nel corso del XX secolo, il Redefossi subì ulteriori trasformazioni, coprendosi sempre di più, diventando parte del sistema fognario di Milano e affrontando sfide ambientali e di allagamenti. L’entrata in funzione del sistema depurativo migliorò la qualità delle acque, ma problemi persistenti emersero durante gli anni sessanta. A San Donato Milanese, il canale è stato completamente ricoperto ed è stato realizzato uno scolmatore per prevenire inondazioni e allagamenti durante forti piogge. Questo intervento ha comportato una riconsiderazione completa del design urbano, dando vita al nuovo quartiere delle Torri Lombarde e a Piazza della Pieve.
A San Giuliano Milanese per buoni tratti lungo la SS9 Via Emilia il Redefossi è ancora a cielo aperto fino a Melegnano, anche se le sue acque sono in parte deviate dallo scolmatore. Su questo tratto ancora scoperto che costeggia la SS9 Via Emilia è stato già definito un progetto per la realizzazione della Ciclovia che consentirebbe da Milano, di raggiungere Lodi.
La storia del Cavo Redefossi è un viaggio attraverso le evoluzioni della città, dalla sua funzione originaria di scolmatore al suo ruolo nella crescita urbana e industriale. La sua copertura, se da un lato ha risolto alcune problematiche, dall’altro ha portato alla perdita di un elemento pittoresco della città. Tuttavia, il Redefossi, seppur sepolto sotto il cemento, continua a portare con sé la storia di Milano, una storia che ha visto la città adattarsi e trasformarsi nel corso dei secoli.
Fabrizio Cremonesi ( fonte – cenni storici RecSando )