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Grand Visconti Palace
Sommario
Premessa
Là dove c’era il Mulino Verga ora c’è il Grand Visconti Palace
“Milano purtroppo è una metropoli senza memoria abituata com’è a cambiar pelle e a proiettarsi nel futuro cannibalizzando il passato, sbrigativa quando si tratta di riutilizzare spazi appartenenti alla sua storia” … e la difficile ricerca della storia del Mulino Verga lo dimostra.
Breve storia
La zona che comprende l’antico scalo di Porta Romana fino all’arco di Piazza Medaglie D’Oro ha subito negli anni grandi trasformazioni, in alcuni casi nel rispetto dell’antico talento operoso del luogo e in altri purtroppo no.
Costeggiando l’antico canale Vettabbia e superando il “Mulino Vettabbia Destra”; risalendo poi per via Ripamonti, si arriva in Viale Isonzo e all’ex Mulino Besozzi Marzoli, che ospitava al suo interno, oltre al mulino, magazzini, uffici, officina, garage, deposito di benzina, spogliatoi per operai e i silos.
Lo stabilimento, uno dei più moderni e tecnologici dell’Italia di allora, venne costruito e avviato, in meno di due anni, subito dopo la costituzione, il 1° giugno 1911, della Molini Besozzi Marzoli Società Anonima in Milano.
Quando l’azienda era attiva, i mezzi attraversavano viale Isonzo per entrarvi a consegnare il grano che veniva stoccato all’interno.
L’edificio ospitò poi il Mulino Verga, dotato di due torri prospicienti su via Mantova e risalente al 1920, che divenne fino agli anni ’80 lo stabilimento di Milano dei biscotti Saiwa, i primi in Italia destinati alla grande distribuzione grazie alle confezioni che ne conservavano freschezza e fragranza. La Saiwa fu poi assorbita da una multinazionale straniera che mantenne il marchio “Oro Saiwa” solo per i famosi biscotti ancora in commercio.
Con il passare del tempo, le antiche cascine, i mulini e le fabbriche degli arbori industriali di Milano conobbero un lungo periodo di abbandono e degrado che consentì la riconversione dell’intero territorio in un luogo d’interesse artistico, culturale e turistico amato dalla movida milanese.
Questa operazione, tuttora in atto, consentì il recupero di edifici destinati all’oblio ma cancellò gran parte della loro storia autentica che è rimasta solo sotto forma di vaghe citazioni che non consentono di conoscerne la vera storia.
Anche la rete ha perso la memoria, le fonti d’informazione sono vaghe e difficili da trovare, si ha quasi la sensazione che siano state volutamente occultate.
Grand Visconti Palace oggi
Oggi il Molino Verga è stato convertito a funzioni alberghiere e, nonostante sia stato pesantemente trasformato per adeguarlo alle necessità, è decisamente uno degli edifici industriali meglio conservati.
L’idea di riconvertire quello che era stato uno dei riferimenti della Milano industriale in un albergo, realizzando qualcosa di unico che solo una superficie tanto vasta poteva permettere, inizia a svilupparsi nel 1999.
Nel settembre del 2001 iniziano i lavori che portano a una profonda ristrutturazione secondo un progetto finalizzato a salvaguardare il profilo caratteristico dell’antico stabile.
L’interesse era sicuramente volto ad un intervento più estetico che conservativo; infatti, oggi è necessario un particolare sforzo di fantasia per immaginare gli antichi binari per la movimentazione delle merci nei giardini interni: dove oggi brilla la pavimentazione in marmo una volta c’era un magazzino per lo stoccaggio del grano. L’intento dei progettisti è parso quello di dare meno spazio alla storia industriale dell’edificio e valorizzare un nuovo luogo esclusivo e ricercato da offrire alla clientela più raffinata.
Una parte dell’edificio è stato ristrutturato, un’altra è stata abbattuta e ricostruita mantenendo intatto il perimetro dell’antico stabile dell’inizio del secolo XX. Gli accenni alle origini sono ripresi dal logo dell’hotel che rappresenta una spiga di grano.
Gli interni raffinati richiamano un gusto tra il Liberty e il Vittoriano: grandi lampadari in ottone e cristallo, tappezzerie incorniciate, drappeggi alle grandi finestre, tessuti damascati, marmo, grandi saloni, camere personalizzate, danno spazio al fasto, ma con gusto.
Una delle antiche torri oggi è un’esclusiva suite su due piani; sul perimetro troviamo anche un rinomato ristorante aperto al pubblico esterno, all’interno giardini all’italiana multifunzionali per feste ed eventi, una SPA dedicata agli ospiti dell’hotel che si affaccia con le sue grandi vetrate nei giardini, un bar all’aperto.
Al momento non è possibile visitare il luogo per chi non è ospite dell’hotel, noi siamo riusciti ad ottenere un piacevole giro accompagnati da un colto e gentilissimo barman autorizzato dal direttore che ringraziamo per la premura accordata.
Deborah Esposito – EVF