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Pedalando tra cemento e campi in fiore

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Pedalando tra cemento e campi in fiore

Pedalando tra cemento e campi in fiore verso l’Abbazia di Chiaravalle, immersi nella natura e nella pace del Basso Milanese. Il Sud Est Milano è meraviglioso!  Una cara amica mi ha convinto a riprendere la bicicletta chiusa in garage da anni, impolverata e con le ruote a terra, per fare una gita tra le campagne verso Milano. Grazie a lei, ho potuto visitare luoghi del mio territorio che non conoscevo e ho avuto modo di apprezzare realtà a me vicine e affinità che non immaginavo. La missione era chiara, arrivare fino all’Abbazia di Chiaravalle. Non sapevo che nel mezzo avrei fatto delle scoperte.

Abbazia di Chiaravalle
Abbazia di Chiaravalle

Riprendere a pedalare non è stato facile e nelle strade un po’ dissestate delle campagne, le mie ginocchia e i miei gomiti hanno provato la consistenza del cemento consumato dal passare del tempo. Per me, però, questa non è una novità. succede anche quando cammino, nonostante la lunga pratica…

Pedalando tra cemento e campi in fiore
Abbazia di Chiaravalle

Superati gli svincoli e i sottopassi per evitare di prendere la tangenziale in bici, siamo arrivate in prossimità dell’Abbazia, i campi coltivati e incolti intorno a noi erano colorati di rosso dai papaveri che, con i loro petali trasparenti, facevano passare la luce del sole, illuminando il paesaggio e i fili d’erba.
Dopo parecchi scatti e lasciati i papaveri dietro alle nostre ruote, siamo arrivate nel piccolo agglomerato urbano che costeggia l’Abbazia, con i suoi antichi edifici di mattoni rossi, aggrediti dalle erbacce; qui e là qualche gru, che a modo loro danno la speranza di una nuova urbanizzazione rispettosa delle origini storiche di questi piccoli insediamenti.

Pedalando tra cemento e campi in fiore
Pedalando tra cemento e campi in fiore

Di fronte all’Abbazia c’è un accesso al Parco della Vettabbia, che, con tutta onestà, io non conoscevo. L’Area del Parco e l’Abbazia sono perfettamente interconnesse tra loro; la zona è chiamata la Valle dei Monaci. Furono infatti i monaci del luogo a recuperare i terreni circostanti e a realizzare i fontanili che da un migliaio di anni alimentano e fertilizzano i campi nella zona del Parco Agricolo Sud Milano.
Le acque, grazie alla loro particolare caratteristica dovuta alle origini lacustri, erano definite “grasse”.
Ricche di elementi fertili, venivano sfruttate dalle popolazioni del luogo ancor prima che i romani facessero importanti interventi di bonifica, governandole sotto uno strato di ghiaia consistente e realizzando il canale fluviale Vettabbia, che garantiva il trasporto delle merci attraverso il Po, fino al mare Adriatico.
Anche di recente, sono stati fatti rilevanti interventi di depurazione e cura delle acque circostanti, con la realizzazione di un depuratore e il recupero del valore paesaggistico della Valle dei Monaci, che aveva conosciuto anni di declino a causa degli invasivi interventi di urbanizzazione e industrializzazione, dal dopoguerra in avanti.
Ho fatto qualche indagine e ho letto che l’antropizzazione della pianura Padana ha origini talmente antiche che, ancora oggi, nessuno sa veramente quale fosse l’autentica conformazione di questo ricco territorio e quindi quale sia stato il vero ruolo dell’uomo nel determinare ciò che ci circonda; un mistero che si perde nel tempo e porta con sé leggende celtiche che affascinano studiosi e non solo.
Io abbraccio l’idea che la pianura, in ere lontane, fosse una foresta nebbiosa e paludosa abitata da strane creature pericolose e magiche.
Per stimolare la fantasia e creare curiosità anche nei più piccoli, basta girovagare sulla rete per trovare fiabe e racconti molto coinvolgenti che cercano di incarnare la magia un po’ sinistra di questi luoghi.

Abbazia di Chiaravalle
8 Settembre VALLE DEI MONACI

Io ho trovato la leggenda celtica di “Borda, la strega che reincarna la paura della nebbia”, evento climatico tipico delle nostre zone, anche se non più molto frequente… qualcuno direbbe “per fortuna”, ma per chi come me è cresciuta in questa grande e piatta terra, ha un fascino per certi versi irrinunciabile.
Per tornare alla nostra gita, abbiamo pedalato tra le tante aree del parco, ammirato fauna e flora, poi, lasciate le bici ai margini di un prato, abbiamo steso i nostri teli leggeri e ci siamo messe a guardare il cielo.È stato bello scoprire ancora una volta che la storia e la bellezza di questa grande pianura, da sempre, trova la sua più grande espressione nell’alleanza tra l’operosità dell’uomo e la perfezione della natura, proprio come due amiche che pedalano insieme tra cemento e campi in fiore.

8 Settembre VALLE DEI MONACI

Autore ✍️: Deborah Esposito – Racconti di Ospitalità